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I miei romanzi sono tutti disponibili su Kindle

 










"Una storia, quella che offre Marco Cima,
 dove il contenuto non è marginalizzato e dove
 l'analisi sintetica risponde
in modo
 esauriente ed efficace a una domanda
 innescata da un bisogno sempre crescente di
 leggere il passato attraverso griglie di lettura
 integrate che permettono di coniugare
 conoscenze scientifiche, resti materiali
 e fonti scritte".

(Riccardo Francovich - Univerità di Siena)


 

LPN

Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 448
Pubblicato per i tipi delle
Edizioni Nautilus
Disponibile du Kindle
Prima edizione - Torino, 2020

La pecora nera

Lo scenario del romanzo è quello del Canavese occidentale, terra marginale, racchiusa tra le alte propaggini della pianura e l’immensa cerchia di montagne che la sovrasta.
La cadenza spazio-temporale tocca un capitolo della storia medievale dove in nome di una presunta salvaguardia dei dogmi di fede si mandano a morte migliaia di donne in tutto il mondo.
Scene crude ma drammaticamente vere contrastano con le prerogative di pochi eletti a cui tutto è concesso e tutto è dovuto, in un contesto rurale dove umili contadini vivono della terra e cercano in ogni modo di migliorare le condizioni di vita.
La protagonista è una giovane troppo bella per essere una popolana ed è soggetta al clima di oppressione nel quale vive ma cerca di sottrarsi a un destino apparentemente segnato. Sulla difficile strada da percorrere incontra un caleidoscopio di personaggi e situazioni ove emergono mentalità, credenze e abitudini paradigmatiche di uomini e donne alla fine del Medioevo.




Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 436
Pubblicato per i tipi delle
Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle
Prima edizione - Torino, 2018

La cadenza d'inganno

Nella vita di Alessandro, uno studente del Conservatorio dotato di particolare talento, irrompe il dramma insensato della guerra.
L’adolescenza viene ferita dal rifiuto imposto dalle leggi razziali e l’avvenire oscurato da violenza e segregazione.
La storia, ricostruita con una paziente indagine, emerge grazie a una serie di testimonianze, ognuna delle quali mette a fuoco un frammento.
Leggere il romanzo è come dipanare una matassa tra la città e gli angoli remoti di una campagna appartata, dove gli echi della guerra giungono attutiti come un semplice rumore di fondo, fino a quando la situazione precipita e il conflitto entra nel cortile di casa. A quel punto è la montagna con i suoi luoghi aspri, quasi inaccessibili, a offrire un asilo estremo, dove il giovane ritrova la forza per guardare al futuro.
La narrazione si addentra nelle peggiori manifestazioni degli istinti umani scatenati dalla più infame vicenda politica del Novecento, ma accanto a questi fatti, duri come pietre, emergono episodi di grande umanità in grado da soli di riscattare un’intera generazione.



Saggio
Formato 22x22 cm, pagine 124
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Prima edizione
Torino, 2018

Abitare la Pietra


La cultura preindustriale delle terre alte, che definì una precisa modalità d’insediare l’ambiente difficile delle alte pendici montane e dei valloni appartati ha una lunghissima storia, con radici che affondano nella protostoria e nell’alto Medioevo, ma la tumultuosa industrializzazione del Novecento ha prodotto una crisi irreversibile che nel volgere di pochi lustri ha condotto i sistemi tradizionali all’estinzione.
Insieme alla rilocalizzazione di intere comunità umane il fenomeno ha segnato il passaggio di un immenso patrimonio di beni demo-etno-antropologici dallo stato di uso a quello archeologico, secondo una dinamica nuova nella storia dell’uomo, rispetto alla quale gli stessi enti di tutela scontano difficoltà d’intervento.

Il lavoro analizza l'area campione delle valli Orco e Soana ed è un contributo alla conoscenza di un mondo repentinamente scomparso e al contempo un richiamo alla responsabilità di conservazione che investe la società civile nel suo complesso. 

http://www.edizioninautilus.it/it/146-longobardi-a-belmonte.html


Longobardi a Belmonte


 Accurato lavoro di archeologia svolto  sull'importante sito altomedievale di Belmonte  (comuni di Pertusio, Prascorsano e Valperga) in Provincia di Torino.  cuni capitoli del volume sono dedicati all’inquadramento territoriale del sito e qui emerge la storia tardoantica e altomedievale dell’alto Canavese, con il grande abitato di Canava che scomparirà nell’XI secolo cedendo il nome al territorio, ma anche il ruolo della valle Orco quale sede di transumanza estiva e di bacino minerario. Oltre a delineare la storia del complesso difensivo, il volume analizza nel dettaglio vari aspetti delle vita quotidiana e dell’economia, facendo emergere casi di studio sulla struttura materiale delle abitazioni e sulle tecnologie lette nei resti della fucina scoperta in adiacenza del muro di cinta nell’estremità occidentale del castrum.
Il volume è curato da Gabriella Pantò e Marco Cima e conta quattordici contributi di specialisti volti a ricostruire l’archeologia del colle di Belmonte tra età romana e altomedioevo, riscrivendo la storia dell’Alto Canavese nel travagliato periodo che va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente alle trasformazioni sociali e politiche dei primi secoli del medioevo.

 

MdC


Saggio
Formato 22x22 cm, pagine 192
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Prima edizione
Torino, 2021

Memoria di una Comunità


Il lavoro riguarda un'approfondita ricerca storico-archeologica sul territorio ristretto del comune di San Colombano Belmonte, dove gli autori hanno sperimentato l'applicazione sul campo della ricerca storica integrata dallo strumento archeologico d'indagine in campo.
La storia è stata dipanata seguendo un lungo filo che parte dall'Alto Medioevo e giunge fino ai giorni nostri passando attraverso le vicende storiche che hanno interessato il territorio e coinvolto la comunità. Questo singolare itinerario è stato reso possibile grazie all'archivio storico comunale, all'archivio parrocchiale e a diversi piccoli archivi privati.

L'indagine sul terreno che diviene storia della comunità è organizzata in quattro lunghi capitoli caratterizzati dalla scansione temporale. Il lavoro è corredato da un ricco apparato iconografico di oltre 260 illustrazioni.
 

La casa dei Colli

La Casa dei Colli è il romanzo d'esordio di Marco Cima. Il libro è tratto dalla storia vera di una famiglia di contadini. Le vicende si snodano tra le montagne canavesane e la sconfinata frontiera americana, nel complicato mondo di fine Ottocento.
Campagne avare e miniere divoratrici di braccia segnano il destino degli uomini che tentano in ogni modo di aprirsi un varco verso il benessere, talora sfidando l’ignoto in avventurosi viaggi oltre oceano. Accanto alle difficoltà della vita, la storia evidenzia le complicazioni sentimentali dei protagonisti. Amori capaci di travolgere intere famiglie si mescolano alle vicende quotidiane di un mondo contadino arcaico a cui giunge l’eco delle prime lotte operaie.
L’autore arriva al romanzo dopo lunghi e approfonditi studi sulla cultura contadina, sull’ambiente minerario e sull’etnografia. Ne scaturisce un libro capace di offrire al lettore suggestioni profonde di un mondo legato alla terra e alla famiglia, substrato fondamentale del Piemonte dei nostri giorni. Il libro ha interessato notevolmente il pubblico americano per la capacità dell’autore di ricostruire le dinamiche sociali e le strategie familiari che sono alla base del gigantesco fenomeno migratorio che ha interessato tutti i paesi d’Europa tra Otto e Novecento, verso l’America, vissuta nell’immaginario collettivo come una terra dell’oro, ma che spesso si rivelava piùdifficile e avara di quella che avevano lasciato.

Disponibile anche in Kindle e-books Edizioni Nautilus

Click here for the English translation of La casa dei Colli from the online publisher, Xlibris.

Il segreto del Codice Miniato

Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 464 con inserto storico a colori
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle

Edizioni - Torino, 2001, 2008

Il segreto del Codice Miniato

Le vicende narrate nel libro abbracciano un ventennio intorno all’anno Mille e riguardano la più bella pagina di storia del nord-ovest italiano, quando questa terra marginale, incuneata nella grande cerchia occidentale delle Alpi, produce un re.
Arduino marchese di Ivrea e re d’Italia è un personaggio controverso. Ha l’ardire di opporsi con un certo successo ai poteri forti del suo tempo, il papato e l’impero, e riesce a governare le terre Italiche per oltre un decennio.
Le vicende di questo re guerriero, dal sapore epico, in un certo qual senso, sigillano il mondo antico. Dopo i fatti d’arme nel teatro appartato di Sparone, nel cuore del Gran Paradiso, niente sarà più come prima.
In questo sfondo di grandi lotte e di cambiamenti si svolge la storia privata di un giovane pictor dello scriptorium vescovile di Ivrea, costretto a fuggire e ad arruolarsi nell’esercito arduinico. Attraverso varie vicissitudini, diviene il testimone privilegiato di molti episodi che costellano questa pagina di storia nella quale il Nord-Ovest italiano assume rilevanza europea.
Il libro vuole essere un affresco a tinte forti del Canavese altomedievale, dove i luoghi, i monumenti e i personaggi sono collocati con stretto rigore storico.
Gli episodi cruciali della vicenda umana e politica del re Arduino d’Ivrea s’intrecciano in maniera sorprendente con quelli del discepolo prediletto di un pictor, (il maestro del Sacramentario di Warmondo), famoso miniatore, che nasconde segreti d’arte e tesori d’inestimabile valore.
Ne scaturisce un romanzo avvincente, denso di colpi di scena, che indaga a fondo il rapporto maestro – discepolo in un particolare momento formativo delle grandi scuole medievali nelle quali si distilla con sapienza la cultura degli antichi.

Disponibile anche in Kindle e-books Edizioni Nautilus

La Valle del Paradiso Perduto

Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 416
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus Disponibile su Kindle
Edizioni 2003, 2010

La Valle del Paradiso Perduto

Marco Cima pubblica il terzo romanzo senza tradire la sua vocazione di scrittore profondamente legato al Canavese. Dopo “La casa dei Colli” e “Il segreto del codice miniato”, l’autore avvicina il grande pubblico, com’è sua abitudine, con una storia vera ricostruita in forma di romanzo. La vicenda è incentrata su un fatto di cronaca che si sviluppa tra la primavera del 1701 e il corrispondente periodo dell’anno successivo, nel Piemonte in stato pre-bellico per l’incipienza di una terribile guerra che condurrà le truppe di occupazione a scorrazzare per le sue terre.
Il fulcro della vicenda è la valle Soana, ma molti fatti accadono nel contesto più ampio: a Pont, a Cuorgné o a Castellamonte. Sullo sfondo: Fucine e assaggi di miniera in una delle più suggestive valli del Gran Paradiso, oltre alla monumentale fabbrica di paioli in rame di Glaudo Calvi a Ronco, recentemente trasformata in museo dal Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Le Alpi, con la loro cospicua presenza continentale, rappresentano un ambiente appartato, spesso marginale, nell’ambito del quale si conservano, più che altrove, tradizioni e retaggi culturali antichi, così come un’innata fierezza della gente, talora motivo di avversione alle istituzioni e alle loro regole. Gli uomini della montagna, forgiati dalla severità dell’ambiente, si sentono più liberi ed è su questa presunta maggiore libertà che s’innesta un fatto di cronaca con conseguenze molto gravi, ispiratore del romanzo. L’autore, con l’occasione, ricostruisce l’ambiente sociale e la mentalità della gente delle montagne canavesane tra XVII e XVIII secolo. Completa l’opera, un’affascinante ricostruzione etnografica dei luoghi e delle attività agro-pastorali e artigianali.
Per rendere più avvincente la storia, Marco Cima inventa un minuscolo personaggio testimone-protagonista di una successione impressionante di fatti, tali da preoccupare le massime autorità del ducato.
Viceversa, tra le pagine del romanzo si vedono passare molti personaggi storici come il conte Carlo Morizio Valperga, altezzoso feudatario del luogo, il suo vicario Giorgio Reordino, oppure il colonnello di cavalleria Trottis, che per diversi mesi acquartiera il suo distaccamento a Cuorgné, ma anche l’umile credendario Giovan Battista Ferpot, coinvolto suo malgrado nei fatti di cronaca, o il luogotenente Bartolomeo Rocho.
Il romanzo è steso in una buona prosa fluente e la narrazione sapiente rende particolarmente gradevole la lettura.

Il vento della Tribolazione

Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 432
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle
Edizioni 2005, 2009

Il vento della Tribolazione

Marco Cima compone il romanzo traendolo da documenti rinvenuti casualmente e con maestria racconta la complessa vicenda di una famiglia con le sue storie segrete, gli amori e le aspirazioni, nel cruciale momento in cui i giovani passano attraverso la terribile esperienza della Grande Guerra. Si tratta di personaggi del mondo contadino, cari all’autore, che conducono il lettore attraverso un intricato itinerario nelle storie personali, talora intrise dei drammi epocali del primo Novecento.
Gli scenari sono quelli delle mura domestiche e delle campagne di un villaggio nel cuore delle montagne canavesane, ma anche i terribili campi di battaglia dell’Isonzo, del Col di Lana, del Pasubio e del Monte Grappa, dove tuonano le bombarde e si diffondono in silenzio i gas letali, mentre poveri soldati-contadini si trucidano all’arma bianca guardandosi negli occhi.
Il giovane protagonista, classe 1896, appartenne alla sfortunata schiera di uomini destinati a combattere una guerra terribile, che soltanto in Italia provocò oltre seicentomila morti.
I documenti riguardano minuscoli frammenti di una vicenda umana e sono talora agghiaccianti. Da essi si evince una giovinezza espropriata del futuro e della speranza.
La storia è quella di un giovane maestro divenuto ufficiale, la cui epopea s’intreccia con quella dei fratelli, anch’essi soldati, e con le vicissitudini di una povera orfana, fuggita dalla valle durante una drammatica alluvione e poi divenuta crocerossina in un ospedale militare a ridosso del fronte, dove in circostanze molto particolari reincontra vecchi compagni di scuola e conoscenti.
Il romanzo è attraversato da segreti  gelosamente custoditi, fino a quando le profonde trasformazioni indotte dalla guerra ne sfumano i contorni e li svelano.
La vicenda è narrata con identità e luoghi d’origine mutati, per le ovvie opportunità di riservatezza, ma l’ambiente e le vicende belliche sono reali.

La Rovina

Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 448
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus

Disponibile su Kindle
Edizioni Torino, 2006

La Rovina

Il rinvenimento fortuito di un carteggio con quasi 300 lettere scritte da cinque membri della stessa famiglia tra il 1857 e il 1921 ha suggerito la stesura di un singolare romanzo-verità, con il quale Marco Cima indaga, ancora una volta il mondo contadino e l’epopea dell’emigrazione, penetrando i segreti di questa famiglia  di montanari, attraverso le lettere che corrono tra la borgata Montepiano di Locana e le più impensate località del mondo tra Russia, Tuchia, Argentina, Cile, Brasile, Stati Uniti, Francia e Svizzera, dove i membri della famiglia si recano a più riprese in cerca di fortuna.
Alla fine il lettore scoprirà che questo singolare e suggestivo romanzo-verità è stato scritto inconsapevolmente da Domenico Moletta, Caterina Giacherio Moletta, Battista Moletta, Caterina Moletta Bertolino, Giovanni Bertolino, attraverso le loro lettere, a partire dagli anni del matrimonio di Caterina Giacherio di Montepiano, con Menico Moletta del Freidiss, fino alla loro scomparsa. Questo eccezionale archivio familiare accompagna tutta l’esistenza dei due protagonisti e dei loro figli, documentando momenti di abbondanza e gravi crisi alle quali credono di sfuggire cercando fortuna lontano da casa, con viaggi avventurosi, non privi di insidie.
I temi sono, ancora una volta, quelli delle complicate vicende sentimentali dei protagonisti e l’interesse gretto per il denaro e per la roba. Questi aspetti, apparentemente antitetici, s’intrecciano in un quadro di consuetudini antiche a cui è legata la famiglia e la comunità all’interno della quale la storia si svolge, in quell’atmosfera incerta e inquieta di fine Ottocento, alla quale i protagonisti credono di potersi sottrarre emigrando. L’autore, in un attento lavoro di cesello, si limita a ordinare le copiose informazioni che derivano dal fitto carteggio e ad esporle secondo una cadenza accattivante, assegnando ad ognuno dei protagonisti il proprio ruolo e la propria fisionomia, tratta senza alterazione dagli scritti.
Ne deriva uno spaccato familiare particolarmente vivo, dove le lettere emergono come la voce stessa dei protagonisti, perforando il racconto, con il loro carico di messaggi, talora anche drammatici, che l’autore offre al lettore senz’alcuna intermediazione.

La Terra della Discordia

Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 432
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle
Edizioni 2008, 2011

La terra della Discordia

Marco Cima con questo romanzo storico racconta una pagina drammatica della storia canavesana. Il Medioevo è contrassegnato da grandi e piccole guerre, tutte cruente e nefaste, soprattutto per la popolazione civile. Il Canavese ha vissuto la sua stagione peggiore negli oltre cinquant’anni tra il 1338 e il 1391. Già alla fine del Duecento questa terra fu segnata da gravi contese e da guerre provocate dal marchese Guglielmo di Monsferato, detto Spadalunga, che morì prigioniero degli alessandrini, chiuso in una gabbia di ferro appesa fuori dalle mura, esposto alle intemperie e al pubblico ludibrio.
Questi accadimenti dovettero essere davvero gravi se addirittura Dante ricorda questa terra nel Purgatorio (Dante – Purgatorio VII, vv, 133, 136), commiserandola:
“Quel che più basso tra lor s’atterra,
guardando in suso, è Guglielmo Marchese
per cui e Alessandria e la sua guerra
fa pianger Monferrato e Canavese…”
Dopo le vicende cantate da Dante trascorse qualche decennio di calma apparente, poi, nel triennio 1338 – 40, le terre canavesane furono dilaniate da una guerra cruenta che oppose il partito dei guelfi ai ghibellini. Queta terribile contesa venne raccontata da Pietro Azario nel “De Bello Canepiciano”.
Le vicende di questa guerra fanno da sfondo alla storia di un minuscolo personaggio che si muove nel grande teatro delle valli e della pianura canavesana, talora intersecando fatti politici e accadimenti militari, altre volte semplicemente vivendo momenti di vita quotidiana in una società che stenta a trovare la strada, ove emergono spunti folklorici e tradizioni antiche.

Maestra

Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 432, 42 illustrazioni in bianco e nero
Pubblicato p
er i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle
Edizioni 2010, 2012

La Via Maestra

Una storia, raccolta per caso, ha fornito l’ispirazione per un romanzo avvincente ambientato tra l’Italia e l’Etiopia, la nuova colonia imperiale conquistata nel 1936.
I fatti narrati rimandano alle vicende di una giovane donna che abbandona gli agi di una famiglia borghese per seguire l’uomo di cui si è perdutamente innamorata in un’avventura rocambolesca tra strepitose conquiste e rovinose cadute.
Sullo sfondo si muovono importanti personaggi storici e si susseguono gli eventi, spesso drammatici, della più recente storia coloniale italiana.
Lo scrittore, coglie l’occasione della storia per raccontare il mondo delle industrie canavesane dello stampaggio dalle quali si muovono i personaggi della storia: giovani ed esuberanti sognatori. Questi, dalla piccola valle del Viana raggiungono le lontane terre del Corno d’Africa, dove vivono un’effimera stagione di potenza, prima che quella terra si richiuda su se stessa, generando atroci vendette a danno dei conquistatori.
La storia si addentra nei drammi personali e collettivi di una terra suggestiva e crudele, dove i membri di una famiglia, lacerati dalla separazione forzata, trovano la forza per sopravvivere e individuano la via maestra verso la madrepatria lontana e la salvezza.
Come tutte le storie di Marco Cima, anche questa è costruita all’interno di fatti e accadimenti storici rigorosi dove si configurano singolari vicende personali veramente accadute, in un’epoca nella quale vengono giocati sul tavolo dello scontro armato sia i destini delle nazioni europee, sia quelli delle lontane colonie.

Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 752, 3 illustrazioni in bianco e enero
Pubblicato
per i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle 
EDdizioni 2014, 2016

Le ore segrete

L'affresco letterario del Canavese, avviato oltre vent'anni fa con il romanzo d'esordio "La Casa dei Colli", si arricchisce di un nuovo tassello: l'ottavo. Ancora una vicenda reale scovata in seguito a lunghe ricerche, che diviene romanzo ed è calato con estremo rigore nelle maglie della storia europea d'inizio Ottocento, quando forze mai viste in precedenza si scontrano in un conflitto fra titani.
Il romanzo è ispirato al diario redatto due secoli fa da un giovane ufficiale napoleonico. Dalle sue pagine emerge una comlicata vicenda sentimentale intersecata dagli accadimenti della grande storia vissuti in prima persona.
Le fortune e i drammatici rovesci, così come le vicende pubbliche e quelle private dei protagonisti s'intrecciano in una narrazione scorrevole che coinvolge il lettore dalla prima all'ultima pagina.
Le vicende narrate sono racchiuse nei tre lustri cruciali per la storia del Piemonte e per quella europea, a partire dl 1808 - momento di massimo fulgore del regime napoleonico - segnati da Waterloo e dal drammatico fallimento della più assurda delle rivoluzioni: i moti piemontesi del 1821.
L'autore, mentre traccia con precisione i contorni di una trama complessa, mantiene un'attenzione particoare alla ricostruzione dell'ambiente culturale e sociale del Piemonte e del Canavese in quel particolare periodo storico, giungendo a tracciare con maestria un quadro a tinte forti, dei caratteri e della mentalità dei singoli personaggi.
La vicenda narrata si svolge per larga misura tra Torino e Rivarolo Canavese, dove il protagonista torna dopo le tante vicende belliche e dove organizza una società segreta con la quale spera di battere gli epigoni della Restaurazione.

il profumo del ferro caldo

Saga familiare
Formato 17x24 cm, pagine 272
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2007

Il profumo del ferro caldo

Il profumo del ferro caldo è un nuovo romanzo verità presentato a un pubblico ristretto il 21 settembre 2007. Esso contiene la storia di una dinastia industriale sorta nell’Italia post-unitaria e affermatasi, non senza difficoltà, attraverso 125 anni di storia,che attraversano le vicende italiane ed europee più salienti. Quando la Massucco Industrie festeggia il centoventicinquesimo anniversario della sua storia quotandosi in borsa, l’autore produce questo libro per ora fuori commercio, attraverso i diari di un membro chiave della famiglia e i ricordi dell’amico Alberto Massucco e di suo figlio Andrea. Organizzato come una lunga intervista, il libro dipana la complessa storia di un’industria sorta in un remoto angolo del Canavese e giunta a dimensioni continentali con interessi in molti paesi d’Europa.
Il volume è corredato da un ricco apparato iconografico comprendente molte immagini storiche riferibili alle lavorazioni plastiche degli acciai, soprattutto in relazione alle differenti tecnologie dei magli.

Il volume non è in commercio nelel librerie, ma può essere richiesto al Museo Archeologico del Canavese, oppure acquistato direttamente sul web attraverso il sito Edizioni Nautilus.

il profumo del ferro caldo

Romanzo in lingua inglese
Formato 17x24 cm, pagine 272
Pubblicato per i tipi di Xlibris
Baltimora, 2002

La casa de' Colli

All of my books and videos have been written and published in Italian, but I have had one of my favorite books, La Casa De' Colli, translated into English and published in the United States.

Click here for the English translation of La casa dei Colli from the online publisher, Xlibris.

 

 

Ceresole Reale: Storia di un paese

Saggio storico
Formato 210x297 mm, pagine 176
Oltre 200 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2011

L'Epopea del Risorgimento

Il volume accompagna l'omonima mostra realizzata in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia e propone un excursus storico tra la Restaurazione seguita alla caduta di Napoleaone Bonaparte e l'indomani della Grande Guerra, quando tutte le popolazioni di lingua italiana, ad eccezione del piccolo cantone svizzero del Ticino, confluirono in un unico grande paese proteso al centro del Mediterraneo.
Un secolo all'interno del quale la configurazione politica dell'Italia passa dalla frammentazione in piccoli stati assolutisti di origine medievale, condizionati da una pesante influenza austriaca, all'unità resa possibile da una monarchia illuminata capace di coniugare gli interessi dinastici con le istanze unitarie provenienti dai ceti intellettuali che lentamente contagiano larghi strati della popolazione.
Il filo conduttore che attraversa questo periodo cruciale della storia del nostro paese è il sacrificio di intere generazioni mosse da un'intensa tensione ideale e morale volta all'idea di paese retto da un sistema costituzionale privo di ingerenze straniere, unico responsabile dei propri destini.
La stesura, attenta a mantenere un taglio divulgativo, pure nella rigorosa esposizione storica, è coinvolgente e conduce il lettore in un cammino che prende le mosse dalle frustrazioni libertarie del Congresso di Vienna, attraversa i fallimenti delle iniziative carbonare e mazziniane, e si sofferma sugli strepitosi successi della politica piemontese del quinto decennio del XIX secolo e sui riflussi post-unitari che interessano drammaticamente il Mezzogiorno, nonché sulle contraddizioni della politica, fino alle avventure coloniali, per approdare all'immane tragedia della Grande Guerra.
Ceresole Reale: Storia di un paese

Raccolta di saggi
Formato 210x297 mm, pagine 144
Oltre 140 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2010

Liberty la donna al centro dell'universo

Il volume che accompagna l'omonima mostra prende le mosse dall'Art Nouveau, da cui l'italiano Stile Liberty deriva. Si tratta di un movimento di rottura che guarda al rinnovamento estetico, in linea con un'epoca nella quale si affermano definitivamente i commerci internazionali e l'industria multinazionale, principali motori della società contemporanea.
Il libro sottolinea come in corrispondenza del fiorire di questo stile vi sia il primo timido ma risoluto passo verso l'emancipazione della donna per il raggiungimento delle pari opportunità. Analogamente si registrano continue innovazioni tescologiche e scoperte, anche nel campo dell'arte, come ad esempio l'enorme sviluppo della fotografia e la nascita del cinema.
I vari capitoli presentano una rassegna atta a dimostrare come il Liberty affondi le radici nel grande crogiolo culturale di fine Ottocento, quando il generale miglioramento della qualità della vita genera una classe agiata, dedita al godimento delle opere d'arte, per il semplice piacere di gustarle in un circuito privato fatto di amicizie, sentimenti comuni ed esclusività. I membri di questa élite agiscono in maniera del tutto simile ai collezionisti dell'Antichità che, arricchiti dal latifonndo o dalla mercatura, acquisivano o commissionavano opere d'arte per il semplice piacere di possederle ed esporle nelle loro abitazioni, magari costruite secondo i modelli delle residenze dei sovrani ellenici.
Per enfatizzare questo collegamento ideale tra realtà sociali distanti venti secoli, l'evento organizzato al Museo Archeologico del Canavese e ben illustrato nel volume, indaga a fondo il parallelismo culturale che accomuna le due esperienze, proponendo un percorso originato da una sezione atta a documentare il collezionismo antico, poi proseguito all'interno degli aspetti più salienti dell'Art Nouveau europea.
Ceresole Reale: Storia di un paese

Storia locale
Formato 210x297 mm, pagine 174
Circa 200 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2008

Ceresole Reale: Storia di un paese

Ceresole Reale è una "Terra Alta" e di frontiera, pertanto racchiude in sé valori estremi, che vanno dalla parlata con componenti franco-provenzali significative a un'economia indipendente, alimentata per molti secoli dalle cospicue ricchezze del territorio, fino all' ambiente naturale ricco di risorse e di peculiarità uniche nel loro genere a livello continentale.
Il libro affronta il problema di una storia locale letta attraverso la lente dell'Archeologia e della cultura materiale prima ancora che attraverso i documenti storici, peraltro scarsi per la Valle Orco, per via di un incendio ottocentesco che distrusse il fondo dei Consegnamenti presso l'Archivio di Stato di Torino.
Il risultato è un volume che vuole informare il lettore circa le dinamiche insediative che hanno caratterizzato il solco dell'Orco e in particolare la testata valliva, prendendo in esame le componenti economiche che l'hanno definita: dalla monticazione dapprima caprovina e poi prevalentemente bovina, alla metallurgia, fiorita in questo ambiente precocemente, ben prima che i grandi complessi industriali avessero origine. Quando poi le risorse della metallurgia sono venute meno per la migrazione verso i paesi emergenti delle coltivazioni minerarie, Ceresole ha saputo trarre ricchezza dalla produzione idroelettrica di cui il volume traccia la storia.
Il libro è scritto a molte mani, così, intorno al filo conduttore più propriamente storico e archeologico, s'innestano componenti specialistiche che toccano la linguistica, la geografia e specifici accadimenti storici o eventi economici e scientifici che hanno segnato in maniera indelebile la conca di Ceresole Reale. Il volume rende anche conto dei passati fasti di questa terra, quando primeggiava a livello continentale con le più prestigiose località di turismo montano. Lo stesso volume ci piace pensare che potrà forse fornire un contributo al complesso programma di rilancio in funzione di una mutata sensibilità del turista del XXI secolo.
Ceresole Reale: Storia di un paese

Biografia
Formato 210x297 mm, pagine 224
Cira 200 illustrazioni (in bianco e enero)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2009

Di Monte in Monte

Il volume, curato da Marco Cima, è stato prodotto per accompagnare la mostra seguita alla scomparsa, alla venerabile età di 96 anni, di don Andrea Oberto, parroco di Ciconio per oltre cinquant'anni.
Si tratta della pubblicazione ragionata del diario che il sacerdote ha tenuto tra il 1931 e il 1954, epoca nella quale all'attività apostolica ha affiancato una notevole attività alpinistica condotta con l'acume dell'osservatore attento e dello studioso.
Accanto alle pagine redatte di pugno, gli eredi hanno scoperto una miniera di fotografie (oltre 1.000), rigorosamente collazionate, che accompagnavano le ascensioni. Così è stato agevole curare la pubblicazione delle singole vicende alpinistiche con fotografie spesso irripetibili, in quanto documenti delle Alpi in un momento nel quale, sia la copertura nivale, sia l'ambiente antropico, erano profondamete differenti da quelli attuali. Le montagne descritte da don Oberto godevano di un clima con una temperatura media annuale inferiore di circa 1°C rispetto a quella attuale e questa piccola differenza era sufficiente da sola a offrire panorami montani che noi, uomini del XXI secolo, non vedremo mai più.
A documentare la passione dell'uomo per la montagna è significativa la frase che lui stesso scrive: "Io miro senza posa i ghiacciai... che mi stanno sopra e una forza misteriosa che non so spiegare ma che sento viva e imperiosa dentro di me mi spinge verso di essi e già provo una gioia strana pensando alla possibilità d'immergermi in quel biancore uniforme, di scutarlo, di dominarlo e possederlo".
Il lettore, attraverso gli scritti di don Andrea Oberto, molti dei quali sono dei lontani anni Trenta del Novecento, si sorprenderà nel constatarne la modernità nei contenuti e nello stile letterario: asciutto e pacato, com'era lui, lineare nell'esposizione e conciso.
Ceresole Reale: Storia di un paese

Raccolta di saggi
Formato 210x297 mm, pagine 124
Circa 140 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2007

Aspetti della vita quotidiana a Pompei

Il volume accompagna la grande mostra su Pompei realizzata al Museo Archeologico del Canavese nel 20017 con lo scopo di presentare al grande pubblico il caso archeologico mondiale della grande città campana che, nel 79 d.C., insieme a Ercolano subì le conseguenze di una disastrosa eruzione del Vesuvio.
La drammatica fine di quelle fiorenti città e l'attualità della loro storia sono ben radicate nell'immaginario collettivo. La suggestione del dramma è particolarmente intenso quando ci si sofferma sull'espressione disperata delle vittime immortalate dalla ricaduta dei lapilli e fissate per sempre nei loro gesti disperati dalle colate di gesso degli archeologi.
Il libro presenta non soltanto una mostra di reperti, pure bellissimi e suggestivi, o di pitture parietali che da sole dimostrano la superiorità degli artisti del I secolo d.C., rispetto alle numerose generazioni successive, ma anche le problematiche odierne di restauro e conservazione di quell'immenso patrimonio di Beni Culturali che emerge dalle ceneri del Vesuvio. Questa impareggiabile carrellata è resa possibile dai diversi contributi di illustri studiosi che hanno accettato di scrivere sotto la cura di Marco Cima.
I fatti drammatici del 24 e 25 agosto del 79 hanno sigillato in una morsa mortale un'intera comunità con le sue città, le vie di comunicazione e tutto il corredo materiale che accompagna la vita, dalle sontuose dimore alle più minuscole evidenze. Il volume approfondisce proprio questo tema.
Tutti i contributi concorrono a costruire un quadro estremamente preciso della società e a dimostrare come la cultura, la qualità della vita e le tecnologie disponibili fossero talmente avanzate e sofisticate da restare ineguagliate per oltre un millennio.
Archeologia del Ferro

Manuale di archeologia
Formato 17x24 cm, pagine 262
Oltre 200 illustrazioni tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 1991

Archeologia del Ferro

“Archeologia del Ferro” è una sintesi con la quale Marco Cima tenta la ricostruzione archeologica dei sistemi materiali e e dei processi per la lavorazione del ferro, dalle origini alla Rivoluzione Industriale.
Il quadro di riferimento complessivo del volume è quello europeo, anche se, per la prima volta, i dispersi indizi di una produzione del ferro in Italia vengono organicamente presentati e la scala diacronica presa in esame è tale da far pensare a una storia delle tecniche estrattive e siderurgiche avulse dai contesti sociali.
Il lavoro ha l’obiettivo di offrire a storici e archeologi uno strumento essenziale, attraverso il quale collocare i diversi processi di produzione che stanno a monte e a valle di ogni singola fase di lavorazione, presentando la complessità delle interrelazioni fra territorio e fucina.
La ricostruzione complessiva è presentata in una sistematica articolazione per soggetto e quindi in grado di dotare un non specialista degli strumenti necessari per formarsi un quadro chiaro della dinamica storica dei processi produttivi e per gli studiosi, interpretare e reinterpretare le fonti materiali e el fonti scritte su cui si trovano a lavorare.
Il volume costituisce una sintesi aggiornata di quanto è stato elaborato, ma soprattutto consente di valutare correttamente e di evidenziare il valore delle testimonianze materiali di cui il nostro territorio è ricco, con particolare riferimento ai numerosi casi di archeologia industriale, talora museificata in parchi minerario-metallurgici, di cui troppe volte si tengono in considerazione soltanto le monumentali fasi della Rivoluzione Industriale, ignorando le fasi produttive meno recenti e gli interi ecosistemi costituiti dai complessi minerari ancora oggi identificabili in numerose località.
Il libro costituisce un importante capitolo monografico di storia della tecnica, dotato di un ricco apparato iconografica, capace di offrire una griglia di lettura integrata tra documentazione storica e documentazione materiale.

L'uomo antico in Canavese

Manuale di archeologia
Formato 17x24 cm; pag. 240
oltre 200 illustrazioni (tutto in quadricromia) 
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2001

L'uomo antico in Canavese

“L’uomo antico in Canavese” è un libro di prestigio che raccoglie i risultati di scavi archeologici e studi del territorio canavesano eseguiti negli ultimi trent’anni relativamente alla Preistoria e alla Protostoria del Piemonte nord-occidentale.
Dopo oltre cinque lustri di ricerche l’autore propone una sintesi completa dei risultati dalla quale emergono con chiarezza le prime fasi dell’insediamento umano del Canavese che affondano le radici nel decimo millennio avanti Cristo, quando ancora le vallate delle Alpi Occidentali erano invase dai ghiacciai dell’ultima glaciazione in rapido ritiro e le pianure erano frequentate dagli ultimi pachidermi europei.
Attraverso un testo molto scorrevole e avvincente, mai eccessivamente tecnico e soprattutto sulla base di rigorose testimonianze archeologiche Marco Cima ripercorre tutte le tappe dell’uomo antico canavesano, dalle labili tracce lasciate intorno ai focolari della Boira Fusca dai cacciatori del Paleolitico Finale, fino alla fondazione di Eporedia e alla romanizzazione del Canavese occupato dalla tribù celtica dei Salassi, con capitoli fondamentali sui primi contadini neolitici e sull’introduzione dei metalli.
Il volume, interamente a colori, è arricchito da oltre duecento illustrazioni, comprendenti molti reperti di eccezionale fattura presentati al grande pubblico per la prima volta, oltre alle diverse ricostruzioni ipotetiche degli ambienti studiati e alle fotografie che documentano le numerose campagne di scavo condotte sin dalla fine degli anni Settanta.
Senza dubbio quest’opera è destinata ad assumere un ruolo basilare tra i testi di Archeologia anche fuori dallo stretto ambito piemontese e italiano, in quanto presenta per la prima volta una sintesi organica di quell’immenso periodo di tempo che è la Preistoria e la Protostoria, per un ambiente cardine per la comprensione delle relazioni culturali tra i due immensi ambienti del bacino del Po e della Fossa del Rodano, mediati dal complicato sistema di comunicazioni intervallive della cerchia occidentale delle Alpi.
Trent’anni di attività sistematiche e coordinate, svolte da molti ricercatori su un territorio circoscritto e bene identificato, hanno consentito  di scrivere una pagina di archeologia inedita e fondamentale per la comprensione della storia antica e formativa del Canavese.
Soltanto pochi decenni or sono il Canavese era una terra sconosciuta dal punto di vista archeologico, Il lavoro di Marco Cima consegna definitivamente anche quest’angolo del nord-ovest italiano alla conoscenza della comunità scientifica internazionale.

Uomini e terre in Canavese tra età Romana e Medioevo

Saggio a carattere storico-archeologico
Formato 17x24 cm; pag. 488
oltre 400 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2003

Uomini e terre in Canavese tra età Romana e Medioevo

Marco Cima, con il volume Uomini e Terre in Canavese tra età Romana e Medioevo completa l’analisi archeologica del territorio secondo un excursus cronologico avviato con il precedente (“L’Uomo Antico in Canavese”). Nello specifico, qui viene indagato il complicato periodo formativo dell’insediamento umano, a partire dall’età Romana, fino al pieno Medioevo, con un’analisi più dettagliata, condotta fino al XVIII secolo, del bacino interno dell’Orco, rivelatosi un ambiente particolarmente conservativo.
L’autore indaga con particolare attenzione periodi storicamente complicati e poco noti sul piano archeologico, come la tarda età Imperiale o l’alto Medioevo, cercando di comporre un primo quadro d’insieme delle conoscenze, al fine di proporre al lettore un’analisi territoriale completa.
Il libro si propone anche come strumento utile per la pianificazione e la gestione del territorio, in quanto offre un quadro di conoscenza dell’archeologia riscontrato a livello di singola entità territoriale.
Oltre centocinquanta missioni di rilevamento territoriale hanno consentito di analizzare nel dettaglio il territorio canavesano tra il Lago di Viverone, Volpiano, Piano Audi e la chiusura settentrionale della catena alpina e di raccogliere un’immensa mole di dati e di materiali che testimoniano la formazione del tessuto antropico di questa terra divisa tra la pianura e le grandi vallate.
Studiando nel dettaglio il territorio sono emerse delle peculiarità che si è inteso presentare ai lettori, come il precoce sviluppo della metallurgia del ferro a partire dalla metà del I millennio a.C., oppure le prime testimonianze di manifatture ceramiche attestate in età Romana.
Il rapporto si sofferma sul significato di “area di strada” rivestito sin dalla protostoria dall’ambiente eporediese e sulle ricadute che questo ruolo di cerniera alpina ha prodotto sulla formazione del paesaggio antropico. In contrapposizione l’autore analizza il grande ambiente dell’Orco appartato e conservativo, all’interno del quale si sono ritrovate forme insediative antiche, ancora connotate secondo le prime strutture medievali tipiche della penetrazione nell’ambiente libero della foresta.
Connettendo la grande massa di dati archeologici e di testimonianze materiali rilevate sul terreno, è stato possibile individuare anche un cospicuo patrimonio monumentale in attesa di essere salvato da un degrado che diverrà presto irreversibile e rispetto al quale la nostra generazione ha delle responsabilità quanto meno morali.
Nel complesso, si è cercato di collocare nella propria cornice storica ogni evidenza, anche se talora questo fatto è risultato arduo.
La prima parte comprende una breve trattazione nella quale si sono confrontati i dati canavesani con la grande storia, scoprendo talora che anche questa terra marginale, chiusa tra la pianura e le montagne, con le sue lotte e le sue contraddizioni, ha contribuito a scrivere pagine importanti di storia europea.

copertina

Saggio
Formato 15x23 cm, pagine 120
Oltre 130 illustrazioni (tutto in quadricromia)

Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus

Torino, 2009

L'Uomo Antico nelle Alpi Occidentali - I cacciatori dell'età della Pietra

Lavoro firmato da David e Marco Cima. Con questo volume a carattere divulgativo gli autori intendono presentare al grande pubblico le origini del popolamento umano nell’arco alpino occidentale e nelle terre adiacenti sui due versanti, caratterizzati da porzioni significative degli immensi bacini fluviali del Po e del Rodano. Questo tratto della catena rappresenta un sorta di cerniera geografica tra le sterminate pianure continentali e l’ambiente mediterraneo, dove talora si sono fusi differenti fenomeni antropici, mediando gli apporti della penisola iberica caratterizzata dalla contiguità con il continente africano, con quelli provenienti dalla porzione centro-orientale del continente.
L’opera intende offrire una panoramica sul magma formativo della sterminata vicenda umana che gli archeologi e i paleoantropologi hanno definito “Paleolitico”, ovvero antica età della Pietra, per approdare su conoscenze maggiormente consolidate soltanto per le fasi più recenti, coincidenti con la diffusione delle comunità di Homo sapiens sapiens alla cui specie anche noi apparteniamo; per giungere fino alla complicata transizione verso l’esperienza dei contadini.
La seconda parte del volume si propone come un manuale di archeologia sperimentale capace di offrire al lettore visibilità sulle tecniche e sui metodi produttivi tipici delle più antiche fasi culturali umane: dall’accensione del fuoco alla concia delle pelli, fino alla produzione della pece o la costruzione degli archi e delle frecce, senza trascurare l’impareggiabile esperienza artistica degli uomini del Paleolitico superiore.

U&TGP

Saggio a carattere storico - archeologico
Volume divulgativo formato 15x23 cm, pagine 160
Oltre 150 illustrazioni (ttutto in quadricromia)

Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus

Torino, 2012

Uomini e Terre del Gran Paradiso

Questo lavoro a carattere archeologico e storico presenta le vicende delle comunità umane che dal Paleolitico finale si sono succedute nell’ambiente alpino del massiccio del Gran Paradiso fino ai primi decenni del secolo XX quando viene fondato l’omonimo Parco Nazionale. L’obiettivo che si prefigge è quello di divulgare la storia del territorio dell’area protetta. Consci - come siamo - che il passato di una comunità e di un territorio, anche quello che risale alle origini del popolamento, sia solidamente sedimentato nel presente, al punto da caratterizzarlo in maniera determinante, questa sintesi, almeno in una certa misura, può spiegare le differenze e le affinità che caratterizzano i diversi ambienti di questo tratto della catena alpina. Si tratta di un ambiente montano particolarmente ricco di naturalità e di biodiversità dove l’azione umana, durata all’incirca 120 secoli, non è stata irrilevante. Vallate che afferiscono a bacini fluviali divergenti, unite dalla contiguità delle testate, sono caratterizzate da una cultura alpina che le omologa. Si tratta di territori oggi considerati lontani, poiché passare dall’uno all’altro attraverso le strade di fondovalle richiede molte ore di viaggio su autoveicoli, ma in passato, grazie al fitto sistema di comunicazioni ancora custodito nella marginalità della montagna, quegli stessi luoghi erano contigui e condividevano gli accadimenti che il clima e le vicende storiche imponevano. Questa unitarietà è stata essenziale per forgiare quella cultura alpina che accomuna tutti gli ambiti vallivi di questo complesso sistema, siano essi collocati in Piemonte, in valle d’Aosta o nelle francesi valli dell’Arc e dell’Isère.
In un mondo divenuto globale nel volgere di pochi anni si sta lentamente riscoprendo il valore degli ambienti appartati della montagna, magari marginali, nell’ambito dei quali l’aspetto conservativo non riguarda soltanto la salvaguardia di specie animali o vegetali a rischio di estinzione, bensì le tradizioni della vita quotidiana e la cultura di un popolo che di volta in volta in questo ambiente ha trovato cibo, risorse di varia natura o semplicemente rifugio, oppure ne ha fatto una barriera contro gl’invasori o ancora, in esso si è celato per mitigare la prepotenza di sistemi di governo eccessivamente rapaci.

copertina

Volumetto divulgativo formato 17x24 cm, pagine 48
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2004

Pittori canavesani

Il lavoro, coordinato da Marco Cima è firmato a molte mani.
La pittura, arte figurativa per eccellenza, in terra canavesan, nell'ultimo secolo, ha trovato esponenti di sicuro rilievo, con posizioni non secondarie nella storia dell'arte internazionale.
Il piccolo volume accompagna la prima mostra d'arte realizzata a Cuorgné nei locali restaurati della Manifattura, dove anni dopo sarebbe sorto il Museo d'Arte Carlin Bergoglio. Si tratta di un'anticipazione significatva con la quale si sono valutate le consistenze del patrimonio, anche stimendo ciò che il museo deve ancora realizzare.
La struttura del libro è incentrata soprattutto sulla schedatura delle opere in mostra, dove il lettore può trovare piccole e grandi sorprese, come ad esempio il genio del frassinettese Carlo Bonatto Minella morto giovanissimo che lascia pochissime opere, alcune delle quali però anticipano tagli impressionisti di quasi un ventennio. Gli fa da contraltare lo sfortunato artista Lino Grignolio, il quale, nonostante l'innegabile talento è morto anche lui giovane in assoluta povertà. Si tratta di una piccola antologia della pittura canavesana composta per la prima volta con opere realizzate nel secolo compreso tra il 1870 e il 1970.

U&TGP

Volume divulgativo formato 17x24 cm, pagine 96
Oltre 150 illustrazioni (tutto  in quadricromia)

Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2014

 

 Volume divulgativo formato 17x24 cm, pagine 104 Oltre 82 illustrazioni (tutto in quadricromia) Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus Torino, 2023

Città e Campagna

Questo piccolo volume accompagna la fondazione del Museo d'Arte Carlin Bergoglio, dove si sono concentrate oltre 200 opere del singolare giornalista e pittore che per un decennio, tra il 1949 e il '59 ha brillantemente diretto il quotidiano sportivo "Tuttosport". Si tratta di un omaggio che la sua città offre al singolare artista che non ha mai venduto un solo quadro a oltre cinquant'anni dalla morte. Carlin Bergoglio non dipingeva per il mercato, bensì per se stesso e per i suoi amici ai quali, con estrema parsimonia, di quando in quando regalava un'opera.
Il volume indaga soltanto un parte dell'immensa produzione artistica di Carlin Bergoglio poiché non considera il grande patrimonio di caricature sportive pubblicate nei giornali specializzati del suo tempo.
Il  catalogo presenta tutte le opere esposte nel Museo, dalle quali emerge una singolare serie di paesaggi, sia di città, sia di campagna, oggi irrimediabilmente compromessi dallo sviluppo urbanistico caotico degli anni del Secondo Dopoguerra.
Nella pittura di Carlin ricorrono i paesaggi del Cuorgnatese che lui frequentava nel tempo libero, ma anche gli scorci della città e quelli dei quartieri di Torino dei suoi itinerari abituali. Più rari, ma non meno interessanti, alcuni scorci di luoghi che frequentò per ragioni giornalistiche sportive.

 

 

 

 

 

 

La Collezione Thesia

Il volume monografico presenta la sezione museale Thesia derivante dal lascito di Maria Ludovica Thesia, donna colta, legata alla sua terra d’origine, con una grande sensibilità per l’arte. Il lavoro analizza 38 opere di sei diversi pittori di cui 4 ottocentisti che vanno da Carlo Bonatto Minella e Lino Grignolio. Oltre all’indiscusso capolavoro “La toeletta” di Carlo Bonatto Minella, finalmente offerta al pubblico in via definitiva nella terra del suo autore, il Legato ha condotto a Cuorgnè quattro opere di Emilia Rossotti Ferrettini, una valente pittrice torinese poco conosciuta. Accanto a queste, l’opera di Giacomo Grosso, degna dei più importanti musei del Piemonte e una ricca sezione di opere di Eugenio Gays, ultimo giovanissimo esponente della Scuola di Rivara, che proprio a Cuorgnè concluse il suo cammino umano, in un momento nel quale le Avanguardie avevano definitivamente sbaragliato i movimenti figurativi ai quali la sua arte si era ispirata.  

 

Pratica Minerale

Riedizione curata da Marco Cima del Trattato di metallurgia del XVII secolo
di Marco Antonio Della Fratta Montalbano
Formato 17x24 cm, ristampa anastatica
Pubblicato per i tipi dell’Insegna del Giglio,
Firenze, 1985

Pratica Minerale

Marco Cima ha curato la ristampa anastatica dell’unico trattato di mineralogia e metallurgia del XVII secolo, redatto dal tecnico bolognese Marco Antonio Della Fratta Montalbano.
Sappiamo pochissimo di questo autore che ebbe una vita avventurosa, frequentando molti ambienti produttivi della dell’Europa Centrale.
Rimasto orfano all’età di undici anni legò le sue fortune a Gaspare Graziani che diverrà principe di Moldavia, per cadere ben presto in disgrazia. Successivamente viaggerà in Germania, Ungheria e Polonia, dove soggiornò per lungo tempo venendo anche insignito del titolo di marchese dal re Giovanni Casimiro per aver prestato la sua opera come metallurgista. E fu presumibilmente questa la ragione che lo spinse a redigere il trattato.
Nonostante le lunghe permanenze all’estero, i suoi legami con l’Italia rimasero comunque solidi, tant’è che nel 1670 sposò Francesca di Annibale Ghirardelli dalla quale nacque Castore, ricordato come poeta e astrologo, oltreché uomo d’arme e professore di architettura militare.
Negli stessi anni lavorò presumibilmente nel ducato di Parma e Piacenza, sotto la protezione del duca Ranuccio Farnese.
La riproduzione anastatica del trattato è preceduta da un saggio con il quale l’autore analizza gli elementi di novità tecnologica della Pratica Minerale.
Conclude l’opera un glossario completo dei termini tecnici antichi, particolarmente utile per comprendere il testo secentesco.


Ristampa anastatica del saggio del geologo e archeologo Bartolomeo Gastaldi
Formato 23x32 cm, pagine 120 + 10
planches litografiche
  dizioni Lions Club Alto Canavese, Castellamonte,1986
 

Iconografia di alcuni oggetti di remota antichità rinvenuti in Italia

Il volume in ristampa anastatica, curato da Luigi Fozzati e Marco Cima, riguada il principale saggio di uno dei padri dell'archeologia preistorica italiana, il geologo Bartolomeo Gastaldi. “Iconografia di alcuni oggetti di remota antichità rinvenuti in Italia”, compare a Torino nel 1869 presso la prestigiosa sede delle Memorie della Reale Accademia delle Scienze. Il lavoro svela al mondo intellettuale del suo tempo i valori formativi della terra piemontese nel vasto contesto della civiltà europea. La ristampa del testo è stata curata con l’intento di offrire ad archeologi e cultori della materia l'opportunità di approfondire le conoscenze dei primi passi dell’archeologia, ai quali si offre un prezioso strumento di studio e di consultazione di un lavoro ormai scomparso dal normale circuito librario. La ristampa ha potuto realizzarsi grazie all'autorizzazione rilasciata dall'Accademia delle Scienze per interessamento del professor Tullio Regge e al Museo di Cuneo che ha messo a disposizione la copia dalla quale trarre la ristampa anastatica.

Belmonte alle radici della storia

Resoconto di scavo
Formato 17x24 cm, pagine 156
Edizioni Corsac,
Cuorgné, 1986

Belmonte alle radici della Storia – Ricerca su una comunità preistorica nelle Alpi Occidentali

Il volume rappresenta il rapporto scientifico sugli studi e gli scavi condotti al sito del Bronzo Finale di Belmonte attuati con due campagne di scavo, circa 30 rilevamenti sul terreno e numerosi sondaggi, attraverso i quali è stato possibile raccogliere una grande massa di dati.
Nel 1982, quando si sono pianificate due campagne di scavo stratigrafico, diversi interventi sul terreno erano già stati svolti, talora in maniera poco controllata, oltre dieci anni prima, in occasione degli scavi ai depositi alto­medievali. Di questi non avevamo che una vaga idea e non essendoci nulla di pubblicato, il recupero delle informazioni è passato attraverso la paziente rilettura dei dati su sommari appunti di scavo e la testimonianza di chi ha partecipato direttamente alle attività. Di queste fasi il volume fornisce una trattazione talora sommaria e forse anche lacunosa, ma ciò rientra nelle scelte del gruppo di lavoro di non riferire informazioni di cui non si ha la certezza scientifica.
Questo libro, scritto per collocare la stazione di Belmonte nel vasto panorama archeologico del Bronzo Finale - Ferro dell'ambiente padano-alpino, vuole avere un risvolto anche divulgativo, fornendo talora informazioni sull'organizzazione della vita delle comunità. Queste, se possono sembrare ridondanti e talora banali allo studioso, favoriscono la lettura a chi non si occupa direttamente di archeologia preistorica. Si è così composto un tassello in più relativamente a una regione tradizionalmente povera di dati, quale il Piemonte nord-occidentale. Viceversa, per la gente del Canavese rappresenta forse la scoperta di oltre 1.000 anni di storia inedita, delineata a tratti sommari, secondo quanto consente l'indagine archeologica.
Il lavoro, promosso e continuamente sostenuto dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte, ha beneficiato del contributo di illustri studiosi come Francesco Carraio e Renato Nisbet, che hanno scelto di pubblicare qui ricerche che avrebbero avuto un senso altrettanto compiuto e forse maggior seguito, in altre sedi. A questi va il più sentito ringraziamento del curatore.

Mastri Ferrai in terra Canavesana

Resoconto di ricerca a carattere territoriale
Formato 17x24 cm, pagine 102
Edizioni All’Insegna del Giglio,
Firenze, 1985

Mastri Ferrai in terra canavesana – il caso della comunità di Brosso nelle Alpi Canavesane

L'idea di investire in una ricerca sulle radici dell'industria canavesana obbedisce al desiderio di comprendere le premesse storiche di un fenomeno divenuto dominante nelle fasi dell’industrializzazione.
A fronte di un problema con profonde radici nella storia dell'uomo, l'archeologia, intesa come strumento di studio delle testimonianze non scritte, ha rappresentato l'elemento portante della ricerca, trovando altresì una larga integrazione con l'indagine storica.
L'intervento è concentrato sul caso di studio offerto dalla piccola comunità di Brosso che consolida un sistema industriale con largo anticipo sulle più consistenti esperienze settecentesche, mancando poi - quasi inspiegabilmente - all'appuntamento della grande crescita della struttura industriale in formazione nell'Italia del Risorgimento.
Il tessuto produttivo cresciuto attraverso il Medioevo e i primi secoli dell'Età Moderna, riguarda una stretta integrazione tra industria metallurgica e attività agro-silvo-pastorali legate alla produzione dei beni alimentari indispensabili alla sopravvivenza della comunità.
La soluzione adottata dal "centro industriale" di Brosso è quella di un sistema chiuso e protetto entro cui le novità tecnologiche si fanno strada a fatica.
Un concorso di circostanze piuttosto complesso ed ancora non completamente compreso provoca il collasso dell'intero sistema nel volgere di pochi decenni all'inizio del secolo XIX senza che ulteriori fasi d'industrializzazione si sovrappongano alle strutture materiali abbandonate. Queste evidenze, insieme con una discreta documentazione storica del fenomeno, hanno costituito un "caso di studio" storico-archeologico di particolare rilievo. La sua rilettura ha fornito l'occasione per scrivere pagine inedite di storia industriale.

Dal Villaggio alla Malga

Resoconto di ricerca a carattere territoriale
Formato 17x24 cm, pagine 144
Edizioni Corsac,
Cuorgné, 1984

Dal villaggio alla malga – per un’archeologia degli insediamenti storici in valle Orco (Scavi a Uvera e Pian Cravere)

l volume è curato da David Andrews e Marco Cima. I rapporti scientifici contenuti in questo volume riguardano ricerche condotte negli anni 1979-80, nell'ambito delle attività del centro CORSAC secondo il progetto di antropologia globale «Orco Alto Canavese» ideato da Francesco Fedele.
Scopo delle ricerche incentrate su due diversi abitati storici, è stato quello di indagare le forme d'insediamento minore legate alle attività agro-silvo­pastorali.
Poiché la scelta dei casi di studio non ha obbedito a criteri di singolarità, il significato dei risultati ottenuti assume un valore paradigmatico per l'intero ambiente alpino.
Le due monografie, pur investendo aspetti fondamentali della presenza umana nelle Alpi, non esauriscono il problema dell'analisi di un modello insediativo, bensì si limitano a un primo contributo che richiederà ulteriori ricerche su forme differenti di antropizzazione.
Lo strumento dell'archeologia, impiegato nella rilettura delle strutture materiali di un abitato fossile, ha consentito la ricostruzione degli agglomerati e una visione d'insieme della dinamica evolutiva. Questo ha contribuito in maniera determinante, a creare un primo repertorio riferibile agli ultimi secoli, particolarmente completo per quanto attiene alle forme vascolari. In secondo luogo ciò ha consentito di sperimentare una metodologia interdisciplinare che vede coinvolte la ricerca storica, l'archeologia e l'indagine architettonica. Parallelamente ne è scaturito il superamento dello studio degli insediamenti sulla base della semplice indagine delle strutture erette.

esana

Resoconto di ricerca a carattere territoriale
Formato 17x24 cm, pagine 130
Edizioni Regione Piemonte,
Torino 1986

Mastri Ramai in Terra Canavesana – il caso delle valli Orco e Soana nelle Alpi Occidentali

Il volume presenta i risultati di un’ampia ricerca storico-archeologica che investe in particolare la Valle Orco, dove si trovano importanti distretti minerari che risalgono all’antichità e grandi strutture produttive.
I villaggi della valle Orco sono patria di magnani e paiolai, artigiani itineranti che sin dal Medioevo, generazione dopo generazione, hanno raggiunto le principali piazze dell'Europa esportando il lavoro della valle. Questa tradizione profondamente radicata ha superato le barriere del tempo, infatti dei 26 artigiani ramai tuttora iscritti negli albi provinciali delle imprese artigiane del Piemonte, ben 15 hanno un nome tipico della valle Orco, riscontrabile sull'elenco telefonico.
La ricerca, oltre a focalizzare gli interessi sulla tecnologia, ha cercato di indagare l'ambiente sociale nel tentativo di integrare strettamente l'indagine archeologica con la ricerca storica. Ne è scaturito un lavoro a molte mani, lontano dall'essere esauriente, maggiormente teso a porre i problemi che a proporre soluzioni. Molti dei casi di studio riportano al XVIII secolo e ciò consente di localizzare l'attività dei ramai nel principale momento formativo dell'industria moderna.
Future ricerche risponderanno forse ai molti interrogativi ancora aperti. Nel frattempo riteniamo di poter offrire al lettore una nuova pagina di storia del lavoro umano.

Archeologia e storia dell'industria di una valle

Resoconto di ricerca a carattere territoriale
Formato 17x24 cm, pagine 300
Edizioni All’Insegna del Giglio,
Firenze, 1981

Archeologia e storia dell'industria di una valle

Analizzando il minuscolo contesto ambientale di una piccola valle secondaria del sistema idrografico del Gran Paradiso Cima estrapola un documento storico-archeologico dei sistemi produttivi pre- e protoindustriali analizzandone nel dettaglio le strutture materiali e con esse ricostruisce i processi produttivi.
Il quadro di riferimento è quello dell’archeologia, attraverso i cui strumenti vengono studiati i diversi sistemi produttivi in riferimento agli azionamenti idraulici attivati mediante la creazione di appositi canali di gronda capaci di alimentare complessi sistemi meccanizzati per l’azionamento delle ruote idrauliche.
Il lavoro vuole essere uno studio paradigmatico, attraverso il quale si dimostra come sia possibile studiare i sistemi produttivi sette-ottocenteschi con gli stessi strumenti d’indagine dell’archeologia.
Il pregio di questo lavoro è stato quello di conciliare le osservazioni archeologiche sul terreno, con i dati economici riguardanti il territorio, producendo una sintesi difficilmente replicabile, proprio per le peculiarità del territorio preso in esame, che contiene al suo interso, tutte le fasi tipiche dell’industrializzazione di un territorio, da quella preindustriale in poi.
Il volume contiene altresì una nutrita serie di schede tecniche redatte per singole unità produttive o elementi di sistema, che rendono il lavoro leggibile con particolare chiarezza anche dal punto di vista tecnologico.
Attraverso l’analisi dettagliata delle culture materiali l’autore giunge alla ricostruzione funzionale di molti macchinari tradizionali di cui non si conservano che pochi elementi.
 


Vicende dell'uomo in valle orco

Volume divulgarivo
Formato 21x21 cm, pagine 120
Edizioni Lions Club Alto Canavese, Castellamonte, 1981

Vicende dell’Uomo in Valle Orco

Il volume, redatto a più mani, presenta un lavoro a molte mani, scaturito da studi e ricerche condotte sul territorio alto-canavesano. Il lavoro è stato concepito con un taglio divulgativo al fine di giungere a vasti strati di pubblico, comprese le scolaresche che in modo particolare possono trarre profitto da un'adeguata informazione sulla storia dell'uomo riferita all'ambiente in cui vivono.
Il tentativo, qui perseguito, di fornire una lettura del territorio attraverso le vicende dell'uomo ha permesso la stesura di una «guida» di carattere antropologico della valle che si sviluppa nell'analisi delle varie componenti della società umana la quale, per decine di secoli, ha popolato l'ambiente modificandone spesso la connotazione per adattarlo alle esigenze di vita delle singole comunità.
Ogni autore, nel trattare la preistoria, la storia, l'etnologia e l'antropologia della Valle Orco, si è basato per larga misura sui dati e le conoscenze scaturite da recenti studi avviati a partire dal 1978. I «casi di studio» che ogni contributo contiene, pur esposti su un piano generale, rappresentano un quadro complessivo delle ricerche.